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Monday, 2 January 2023
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Ma lasciatemi sognare! » Guido Gozzano Torino 1883-1916. Esponente del Crepuscolarismo, nel 1912-13 compì un lungo viaggio in India, di cui resta testimonianza nel postumo Verso la cuna del mondo. Malato di tubercolosi, morì precocemente. Tra le sue raccolte poetiche La via del rifugio (1907) e I colloqui (1911).

Non resta che coltivare cose «vestite di tempo»: ma tutto è già vestito di tempo, ormai. E a questo punto si può procedere, come con Carlotta, al capitale «esperimento», in regime di commedia: non c'è «bella cosa viva» che non si renda percepibile se non per «travestimento». E si ottiene questo Gozzano che conosciamo, «sempre ventenne» sì, ma «come in un ritratto», poeta parodico per eccellenza, e per emergenza di situazione, che rimaneggia e lima, o impavidamente cita, «i versi delicati | d'una musa del tempo che fu già ». La più bella I. Ma bella più di tutte l'Isola Non-Trovata: quella che il Re di Spagna s'ebbe da suo cugino il Re di Portogallo con firma sugellata e bulla del Pontefice in gotico latino. L'Infante fece vela pel regno favoloso, vide le Fortunate: Iunionia, Gorgo, Hera e il mare di Sargasso e il Mare Tenebroso quell'isola cercando… Ma l'isola non c'era. Invano le galee panciute a vele tonde, le caravelle invano armarono la prora: Con pace del Pontefice l'isola si nasconde, e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.

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II. L'isola esiste. Appare talora da lontano tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero: «… l'Isola Non-Trovata! » Il buon Canariano dal picco alto di Teyde l'addita al forestiero. La segnano le carte antiche dei corsari, … Hifola da-trovarfi? … Hifola pellegrina?

ed oggi ho vi sto la tua madre in agonia! Oh! L'atroce dipartita! Chinerai la testa bionda sulla fronte incanutita della santa moribonda? » « Taciturna è la fortuna. quando parlo con la Luna! Forse che dallo speziale non c'è benda e medicina? Forse che nel casolare non c'è Ghita la vicina? La vicina a confortare, medicina a risanare: III « O Poeta, la tua mamma -odi, anco se t'annoia! – lei che t'ebbe come un sole, che t'apprese le parole che ora sono la tua gioia, la tua mamma in su la porta fu trovata sola e morta! Sola e morta chi sa come singhiozzando nel tuo nome… Vieni a piangere la cara, prima che altri le ritocchi giù le palpebre sugli occhi e la metta nella bara. Son le donne già raccolte là nell'opera funesta: ma tu chiamal a tre volte s'ella vuol che tu la vesta». – « Che mi dici, che mi dici, che mi parli tu di lutto? Non intendo ciò che dici quando parlo con il Tutto. Forse che lamentatrici non ci sono a lamentare? Forse che becchini e preti non ci sono a sotterrare? E le fate lamentare e le fate sotterrare: Ma lasciatemi sognare, ma lasciatemi sognare!

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La sua poesia è capace di assecondare l'andamento della lingua parlata che persegue nella rivalutazione estetica del reale già avviata da Gabriele D'Annunzio. Tra le sue opere le raccolte di versi La via del rifugio (1907) e I colloqui (1911).